Tutto tace ancora dall’Ispra sulla richiesta avanzata dalla Regione Toscana in merito alla possibilità di ripristinare le giornate di caccia tolte dal Consiglio di Stato, nell’Ordinanza pubblicata lo scorso 17 dicembre. L’ordinanza, in particolare, decurta il calendario venatorio della Toscana di circa 15 giornate (la somma della data di preapertura e di tutti i giorni successivi fino alla vera e propria apertura) rispetto a quanto previsto dalla Giunta regionale. Nello specifico, è disposta la chiusura anticipata della caccia, su tutto il territorio regionale, al Merlo (dal 18 dicembre); Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza, Alzavola, Marzaiola, Germano Reale, Colombaccio (per queste specie il 16 gennaio è stato fissato come ultimo giorno di caccia); Beccaccia (per cui il 10 gennaio è l’ultimo giorno di caccia). La Giunta della Regione Toscana, nei giorni scorsi, ha pubblicato una nota, facendo presente che non essendo arrivato il parere Ispra sulla nuova proposta, non si può procedere con l’autorizzazione della caccia fino al 31 gennaio.
«A oggi purtroppo – commenta l’assessore regionale Marco Remaschi – nonostante sia trascorso quasi un mese dalla richiesta, non abbiamo ancora avuto risposta dall’Istituto del Ministero dell’ambiente tenuto a fornire i pareri rispetto ai calendari venatori regionali, obbligatori per legge. In assenza di tale parere infatti non è possibile per la Regione l’approvazione, in tempi utili per mettere in campo azioni correttive, di atti che possano in qualche modo ripristinare il calendario venatorio originario, poiché tali atti risulterebbero illegittimi con gravi conseguenze anche dal punto di vista penale. Il nostro calendario – conclude Remaschi – è redatto secondo i più aggiornati dati scientifici disponibili a livello europeo e per questo riteniamo, come confermato anche dal primo pronunciamento del Tar, che quanto previsto consentisse una gestione venatoria sostenibile di tutte le specie cacciabili, comprese quelle oggi oggetto di chiusura anticipata. Riteniamo quindi che quanto ordinato dal Consiglio di Stato sia una limitazione dei diritti legittimi dei cacciatori, verso i quali manifestiamo la nostra solidarietà, ribadendo che la responsabilità di quanto sta avvenendo è da attribuire unicamente all’autorità giudiziaria verso la quale, in queste condizioni, non abbiamo alcuna possibilità di intervento».
Il malumore dilaga tra i cacciatori e la Confederazione Cacciatori Toscani, in una nota, sottolinea la delusione. La Cct nelle ultime ore ha anche inviato al Presidente della Giunta Regionale Enrico Rossi un atto di interpello finalizzato a ottenere in tempi rapidissimi un pronunciamento ufficiale da parte della Giunta Regionale Toscana sulla caccia per le specie interessate dalla sospensiva del Consiglio di Stato nelle zone in cui non si è svolta la “preapertura”. Nel testo, si richiede un urgente provvedimento chiarificatore a tutela di tutti i cacciatori interessati, dato l’approssimarsi della chiusura della stagione venatoria.
«E così, dopo quasi un mese dall’Ordinanza del Consiglio di Stato sul Calendario Venatorio Toscano, l’Assessorato e la maggioranza di governo della Regione hanno “gettato la spugna” – fanno sapere dalla Cct -. Con un comunicato laconico e notarile sembra essersi conclusa una fase nella quale, come da noi più volte sostenuto, la Regione Toscana avrebbe potuto e dovuto superare gli esiti di questa ingiustificabile sentenza con il coraggio e l’autorevolezza che le compete. A noi e a tutti i cacciatori non bastano certo gli attestati di solidarietà che l’assessore si è sentito in dovere di rappresentare, né tantomeno saremo disposti ad assistere al solito “scaricabarile” sulle responsabilità. Non vi è dubbio che la sospensiva e la chiusura anticipata alle specie (Beccaccia, Colombaccio, Merlo, Corvidi e Anatidi) non è frutto di una volontà della Regione Toscana; ciò non toglie però il fatto che in questo lungo lasso di tempo la stessa non abbia fatto quanto necessario per giungere ad una soluzione positiva del problema».
La confederazione che rappresenta i cacciatori toscani rimarca fino alla fine del comunicato stampa tutta la sua delusione per la non risoluzione della questione. «Ci troviamo costretti a dover registrare una grave sconfitta non solo per i cacciatori, ma soprattutto per la politica e la credibilità di tanti suoi esponenti. Una ferita che può essere risanata solamente con il coraggio e con gli atti necessari che anche oggi, qualora si volesse, il Consiglio Regionale potrebbe intraprendere. Inoltre, rimangono da chiarire gli effetti che si determineranno per la caccia nelle ZPS ed in altre aree dove non si è svolta la preapertura. Una precisazione urgente quanto inderogabile che la Confederazione Cacciatori Toscani torna a chiedere con forza alla Regione al fine di tutelare i cacciatori che svolgono l’attività venatoria in tali zone. Per quanto ci riguarda – conclude la Ctt – continueremo a resistere e rafforzare la battaglia futura sia nelle sedi di giudizio (TAR), sia per le proposte che dovremo formulare per il prossimo Calendario Venatorio, consapevoli che lo strappo che si è venuto a creare con la politica e la credibilità delle Istituzioni, caratterizzerà il nostro futuro atteggiamento. Lo “schiaffo” ricevuto dai cacciatori, non prevede che si porga l’altra guancia».